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Credito e rialzo dei tassi

3 feb 2023 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria Paulucci

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Quante sono le famiglie indebitate? E come sono cambiate le rate dei vari tipi di finanziamento alla luce dell’aumento del costo del denaro da parte dalla Banca centrale europea?

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In vista della riunione della Bce di giovedì 2 febbraio, Fabi, la Federazione autonoma bancari italiani, ha diffuso alcuni numeri su come è cambiato il credito alle famiglie del nostro Paese. Ma procediamo per gradi. Innanzitutto, che cosa ha deciso la Banca centrale europea il 2 febbraio?

La decisione della Banca centrale europea di giovedì 2 febbraio

La Banca centrale europea è l’autorità monetaria dell’area dell’euro, l’area cioè dei Paesi europei che hanno adottato l’euro come moneta. Ne fa parte anche l’Italia. Compito della Bce, come del resto quello delle altre banche centrali in ogni parte del globo, è mantenere la stabilità dei prezzi, con un ritorno dell’inflazione all’obiettivo di medio termine del 2%.

Un’inflazione troppo alta è un problema perché intacca i nostri risparmi, fra le altre cose; ma anche troppo bassa non va bene, perché si ripercuote in modo negativo sull’offerta di beni e servizi e sui conti delle aziende, con riflessi anche sul mercato del lavoro. Insomma, è un po’ come Riccioli d’Oro: la zuppa deve essere né troppo calda né troppo fredda. Il giusto, diciamo.

La stabilità dei prezzi è molto importante, innanzitutto per noi consumatori e poi – di riflesso – per le aziende che ci vendono beni e servizi: semplificando molto, possiamo dire che in assenza di stabilità dei prezzi è un po’ più complicato mantenere l’economia vitale e dinamica.

Uno degli strumenti a disposizione della Bce per raggiungere la stabilità dei prezzi è il tasso di interesse, che determina il costo del credito a tutti i livelli. Ebbene, alla luce dell’inflazione che, seppure in ripiegamento, è ancora oltre quattro volte più alta dell’obiettivo di medio termine della Bce, giovedì 2 febbraio la banca centrale ha operato un nuovo rialzo dei tassi di 0,5 punti percentuali.

Quale effetto hanno i rialzi sul nostro debito?

In Italia, ci dice la Fabi, a fronte di 25,7 milioni di famiglie, quelle che hanno un mutuo sono circa 3,5 milioni, su un totale di 6,8 milioni di cittadini indebitati anche con altre forme di finanziamento, come il credito al consumo e i prestiti personali. Nel corso del 2022, i tassi di interesse sui prestiti sono aumentati in modo notevole. E ora, verosimilmente, nuovi incrementi seguiranno.

Alla fine del 2021, ci dice la Federazione autonoma bancari italiani, il tasso di interesse medio era pari all’8,1%, mentre oggi ammonta al 10,9%.

Quindi, secondo i calcoli del sindacato bancario, oggi abbiamo che:

  • per acquistare un’automobile da 25mila euro completamente a rate, con un finanziamento da 10 anni, il costo totale passa da 37.426 euro a 42.272 euro, con una differenza complessiva di 4.847 euro (+13%);
  • per comprare una lavatrice del valore di 750 euro totalmente a rate, avvalendoci di un finanziamento della durata di cinque anni, il costo totale sale da 942 euro a 1.012 euro. La differenza complessiva, in questo caso, è di 70 euro, con un incremento del 7,5%.

D’altro caso, lo ricordiamo: l’incremento dei tassi per opera delle banche centrali è una medicina sgradevole ma fondamentale per contrastare l’inflazione, che alla lunga ha effetti non meno spiacevoli. Anzi.

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