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Prestiti e pubblicità, fate attenzione

28 apr 2017 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria Paulucci

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Quando cerchiamo un prestito, una buona bussola per orientarsi sono gli annunci pubblicitari delle banche e delle finanziarie. Ma bisogna saperli leggere in controluce. Per spiegare come si fa, la Banca d’Italia ha messo a disposizione dei consumatori un’apposita guida al credito al consumo, che fra le altre cose dà qualche suggerimento per la corretta interpretazione di messaggi promozionali e annunci pubblicitari. I quali, se da un lato consentono ai consumatori di individuare le soluzioni più interessanti fra le offerte di credito disponibili sul mercato, dall’altra vanno spesso “decodificati”. Affinché il consumatore sia nelle condizioni di valutare l’offerta con facilità, la legge prescrive che messaggi e annunci siano il più possibile chiari e comprensibili. Se riportano il Tasso annuo nominale (Tan) o altre indicazioni numeriche connesse ai costi del credito, devono riferire le informazioni essenziali “in forma chiara, concisa ed evidenziata rispetto al resto”, sottolinea Bankitalia nella sua guida.

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Va quindi segnalato il tasso di interesse su base annua, le spese che formano il costo complessivo del credito, l’importo totale del credito stesso o la cifra massima che puo? essere messa a disposizione, la durata del contratto, la somma totale dovuta e l’ammontare delle singole rate nel caso in cui possano essere definite in anticipo. È essenziale poi che diano al Tasso annuo effettivo globale (Taeg) come minimo la stessa evidenza di tutte le altre informazioni e che presentino con un esempio le caratteristiche del finanziamento. Infine, annunci e messaggi pubblicitari devono specificare “l’eventuale obbligo di sottoscrivere contratti per uno o piu? servizi accessori, a meno che i costi connessi al contratto non siano gia? inclusi nel Taeg”. Bankitalia poi, nelle sue guide, invita a fare grande attenzione alle pubblicita? che parlano di “finanziamenti a tasso zero”. Il vero “tasso zero” è quando sia il Tan che il Taeg sono pari a zero. Invece, in molti casi, non è così: a essere a zero è solo il Tan, e non è affatto la stessa cosa.

Come abbiamo spiegato in altre occasioni, il Tan esprime il tasso di interesse puro e non incorpora spese né commissioni. Il vero indicatore del costo di un prestito è il Taeg, che invece dà conto del valore complessivo del finanziamento dal momento che include sia le spese sia le commissioni. Ecco perché puo? risultate anche assai piu? elevato del Tan. Per meglio chiarire il concetto, riproponiamo l’esempio contenuto nella guida di Bankitalia. Mettiamo il caso di un corso di lingue per ragazzi pubblicizzato come “a tasso 0”. La cifra erogata in prestito è di 5.000 euro e in effetti il Tan equivale a zero. Il punto, però, è che sono previste una spesa mensile per la gestione della pratica di 3 euro e spese di istruttoria per 300 euro. Si tratta di soldi che influiscono sul costo effettivo del finanziamento: il cliente che ha ottenuto il prestito si troverà a dover rimborsare 36 rate dell’importo di 141,9 euro ciascuna, con un Taeg del 5,6%, e non di 138,9 euro, come sarebbero se il prestito avesse Tan e Taeg pari allo 0%.


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