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Ritardo nel pagamento della rata: cosa fare

Quando si stipula un contratto di finanziamento, l'ente erogatore (banca o società finanziaria) versa gli importi concordati e il debitore si impegna a versare delle rate mensili che comprendono una quota di capitale e una quota di interessi. All'interno del contratto sono previste delle clausole che devono essere lette attentamente e che disciplinano i rapporti contrattuali tra le parti, ad esempio chiariscono gli interessi applicati, eventuali interessi moratori, presenza di garanzie e costi vari applicati.

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Il legislatore, al fine di evitare che il debitore si trovi in difficoltà e sia sottoposto a regole eccessivamente rigide, ha stabilito una disciplina minima, cioè un sistema di tutela che non può essere derogato dalla società che emette il finanziamento, eventuali clausole diverse da questa disciplina possono solo ampliare le tutele in favore del debitore.

Di conseguenza, ora si valuteranno i punti salienti della disciplina prevista dalla legge che deve essere una sorta di faro per tutti i debitori. La prima cosa da dire è che nel momento in cui vi è un ritardo nel pagamento di una rata del prestito, la finanziaria può applicare gli interessi di mora, gli stessi possono scattare già dal giorno successivo a quello previsto per il pagamento. La percentuale degli interessi moratori deve essere chiaramente indicata nel contratto e non superare il 2%-4% rispetto agli interessi normalmente applicati.

Deve essere sottolineato che tale disciplina si applica fino a 30 giorni di ritardo, questo vuol dire che è possibile anche pagare tutte le rate del prestito con 29 giorni di ritardo senza subire ulteriori conseguenze rispetto all'applicazione di interessi moratori, naturalmente dal punto di vista economico questa scelta non è certo saggia.

Dopo quante rate di prestito non pagate scatta il pignoramento?

Le società che concedono credito, che si tratti di una banca o di una finanziaria, cercano di tutelarsi nei confronti di debitori che saltano i pagamenti dovuti. Questo implica che possono avvalersi di una serie di meccanismi di tutela.

La prima ipotesi da valutare è quella in cui un debitore accumuli un ritardo di pagamento superiore a 30 giorni ma inferiore a 180 giorni. In tal caso se l'evento si verifica più di sei volte nell'arco del piano di ammortamento, la finanziaria può ottenere la revoca del prestito. Questo implica che il debitore sarà obbligato a versare la parte rimanente del prestito in un'unica soluzione e con l'applicazione comunque degli interessi pattuiti. In questo caso si parla anche di risoluzione unilaterale del contratto.

Se il ritardo supera i 180 giorni si parla di inadempimento e di conseguenza il prestito potrà essere revocato immediatamente, cioè senza attendere le 6 rate pagate con un ritardo compreso tra 30 giorni e 180 giorni.

Nel caso in cui il pagamento delle somme non sia eseguito, la finanziaria o la banca potranno chiedere al tribunale un decreto ingiuntivo, ovvero di un atto di precetto con cui il debitore viene invitato a pagare le somme richieste.

Il debitore può proporre opposizione entro 40 giorni (ad esempio potrebbe opporsi affermando di avere in realtà pagato nei limiti temporali previsti dalla legge o dal contratto) oppure nello stesso termine di 40 giorni, pagare. Nel caso in cui non dovesse porre in essere nessuna di queste due attività, scatterà il pignoramento dei beni. Questo può avvenire sulla casa, ma anche sul conto corrente oppure sulla pensione.

Cosa succede se non si paga più un prestito personale

Non pagare più un prestito personale non è certo una scelta conveniente, infatti, un prestito prevede un contratto e le parti che lo sottoscrivono sono tenute ad onorare tale patto.

I debiti con la banca non pagati espongono al rischio di essere segnalati al CRIF, quindi di risultare cattivi pagatori. Come visto già il ritardo di un giorno porta la rata ad aumentare, mentre se i ritardi si accumulano, vi può essere la richiesta di pagamento in un'unica soluzione degli importi dovuti, maggiorati di interessi.

In tal caso si potrebbe anche richiedere un prestito ad un altro soggetto/banca e una volta ottenuti i soldi pagare il debito antecedente, ma l'ente a cui si chiede un nuovo finanziamento controllerà le credenziali e noterà che si è segnalati come cattivi pagatori. Potrebbe anche decidere di erogare un nuovo prestito, ma lo farebbe a condizioni molto onerose.

Infine, se la finanziaria chiede il pignoramento dei beni, si rischia di veder solo transitare il proprio stipendio sul conto corrente o pignorate le somme depositate. A questo proposito occorre però ricordare che vi è la possibilità di opporsi al decreto ingiuntivo, tra le motivazioni che possono portare all'opposizione vi è il caso in cui la banca o finanziaria abbia applicato delle clausole peggiorative rispetto alla disciplina minima prevista dalla legge. In questo caso si potrebbe ottenere un provvedimento favorevole da parte del giudice.

Debiti non pagati con la banca: quando si diventa cattivi pagatori?

Dalla procedura di riscossione dei debito deve essere distinta quella per la segnalazione al CRIF (Centrale di Rischio Finanziamenti) che a sua volta gestisce il SIC (Sistema Informazioni Creditizie). Nel caso in cui si verifichi una morosità superiore a 30 giorni, vi è la segnalazione come cattivo pagatore e l'iscrizione nei vari elenchi resi disponibili alle banche. Questo implica che difficilmente si potranno ottenere nuovi prestiti o finanziamenti.

Qualunque banca o finanziaria prima di concedere un prestito o un mutuo controlla le credenziali del richiedente e solitamente se una persona risulta essere un cattivo pagatore difficilmente concede un prestito e se lo fa, le condizioni potrebbero essere poco vantaggiose.

Proprio per questo, nonostante la tutela riconosciuta dal legislatore, è bene porre attenzione quando si chiede un prestito. A questo punto una persona può chiedersi: non riesco a pagare i debiti, come fare? La migliore soluzione è rivolgersi a chi ha erogato il prestito, prima di essere segnalati. Si può richiedere la sospensione del pagamento per alcuni mesi, di saltare delle rate, oppure un nuovo piano di ammortamento che comprenda rate di importo minore a fronte di una dilazione del piano di ammortamento stesso.

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