Legge 180/50 sulla cessione del quinto

La legge 180/50 e le successive modifiche regolano la materia dei finanziamenti erogati tramite la cessione del quinto dello stipendio. Il decreto del 5 gennaio del 1950 offre la possibilità a tutti i lavoratori dipendenti pubblici di accedere ad un finanziamento non finalizzato, con pagamento della rata tramite trattenuta in busta paga da parte del datore di lavoro, che quindi si fa garante della restituzione del finanziamento erogato al dipendente. Nel 2005 la legge in oggetto è stata modificata per allargare lo strumento anche ai pensionati.
La norma sancisce che la rata massima che può essere trattenuta è pari ad un quinto dello stipendio netto e la durata massima è pari a 120 mesi (10 anni).
Cosa dice la legge n.180/50
La Legge 180/1950, o più precisamente il D.P.R. 5 gennaio 1950 n.180, è una legge quadro che disciplina le cessioni del quinto, le delegazioni di pagamento e i pignoramenti su stipendi, salari e pensioni dei dipendenti pubblici.
Questa normativa stabilisce che i lavoratori pubblici possono volontariamente cedere una parte della propria retribuzione, nella misura massima di un quinto dello stipendio netto, a favore di un soggetto creditore. Tale operazione, nota come cessione del quinto, viene effettuata attraverso una trattenuta diretta in busta paga, previa autorizzazione dell'amministrazione di appartenenza. Si tratta di uno strumento di credito personale che consente ai dipendenti e pensionati pubblici di accedere a finanziamenti in condizioni relativamente protette.
Oltre alla cessione, la legge regolamenta anche la delegazione di pagamento, un'altra forma di trattenuta volontaria. In questo caso, il dipendente richiede all’amministrazione di trattenere dal proprio stipendio una somma concordata, sempre nei limiti previsti (che in questo caso possono arrivare fino alla metà dello stipendio netto mensile), per versarla direttamente a un creditore. Tuttavia, a differenza della cessione del quinto, per la delegazione è necessario anche il consenso dell’amministrazione stessa.
Nello specifico, l'articolo 70 della Legge 180/50 determina che: "Nel caso di concorso di cessione e delegazione, non può superarsi il limite della metà dello stipendio o salario se non quando l'amministrazione dalla quale l'impiegato o il salariato dipende ne riconosca la necessità e dia il suo assenso. Per i pensionati l'assenso è dato dall'amministrazione alla quale fa carico la pensione." (Fonte: Gazzetta Ufficiale).
I limiti previsti dalla normativa
Il testo prevede limiti rigorosi per quanto riguarda il pignoramento dello stipendio o della pensione.
Anche in presenza simultanea di cessioni, delegazioni e pignoramenti, la legge garantisce che una quota significativa del reddito del lavoratore rimanga disponibile per le sue necessità.
In particolare l’articolo 70, come abbiamo visto, stabilisce che per superare la metà dello stipendio netto serve l'autorizzazione esplicita dell’amministrazione. Questa soglia ha l’obiettivo di tutelare il lavoratore da un eccessivo indebitamento e garantire il sostentamento suo e della sua famiglia.
Il D.P.R. 180/1950 inizialmente si applicava principalmente ai dipendenti pubblici e ai pensionati delle amministrazioni statali. Tuttavia, nel tempo, norme successive ne hanno esteso l’impianto anche ad altri comparti, come i pensionati INPS, adattandolo alle esigenze del credito al consumo in ambito pubblico e parapubblico.
Nel complesso, la legge si configura come una normativa di protezione sociale e finanziaria, volta a regolare l’accesso al credito da parte dei lavoratori del settore pubblico.
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