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I prestiti per la fecondazione assistita

29 lug 2013 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

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È nato. Il terzo erede al trono d’Inghilterra, in linea di successione, è nato. Si chiama George Alexander Louis e ha già fatto tanto parlare di sé. Al di là dei dettagli della cronaca rosa, la - almeno apparentemente - serena gravidanza della bella e snella Kate e la morbida rotondità del fagottino presentato ai flash dei fotografi potrebbero aver riacceso in qualche donna il desiderio di maternità. È dunque possibile che, rispetto a poche settimane fa, in Italia oggi ci siano più coppie che vogliono provare ad avere un bambino. Ma cosa fare se il concepimento tarda?

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In casi come questo, di solito è lei che va dal dottore di fiducia a chiedere consigli, per esempio sull’alimentazione e sull’attività fisica. E da un privato la visita può costare tra i 100 e i 150 euro. Mesi dopo, tuttavia, i suggerimenti del dottore non hanno ancora funzionato. E allora, che si fa? Via con le analisi: altre visite ginecologiche, esami ormonali, esami del sangue, visite dall’andrologo, dosaggi ormonali, integratori, spermiogramma e via elencando. Come niente, possono andarsene sui 1.000-1.500 euro in pochi mesi. E attenzione: questo solo per capire “cosa c’è che non va” in lui o in lei.

Se dal turbine di esami emerge che la coppia non è in grado di concepire per vie naturali, magari i due possono decidere di ricorrere alle tecniche di procreazione assistita. Pure qui, ci sono svariate analisi “pre” da eseguire. Spesso nelle strutture pubbliche i costi superano i 500 euro, mentre in quelle private possono oltrepassare i 1.500. E poi ci sono le tecniche di fecondazione: nei centri privati, l’inseminazione intrauterina può costare tra i 500 e i 1.000 euro, mentre la Fivet e la Icsi - entrambe della categoria “fecondazione in vitro” - oscillano tra i 2.500 e i 5.000 euro. In caso di Tese, poi, si sale di almeno 1.500 euro.

Infine, vanno considerate le spese del parto vero e proprio, magari in clinica privata o con un’ostetrica scelta ad hoc. Senza rimborso, partorire in casa costa in media tra i 2.000 e i 3.000 euro. Il prezzo di un parto in una casa di maternità privata, invece, si aggira attorno ai 1.500. Per chiudere il cerchio, aggiungiamo che dare alla luce il piccolo presso una clinica - se non è convenzionata - comporta una spesa che va dai 2.000 euro in su, a seconda della sistemazione offerta.

Insomma, tra visite, concepimento, gestazione e parto, 10.000 euro potrebbero non bastare. Una strada è il finanziamento per cure mediche. Le opzioni sono tre. La prima è il prestito finalizzato, in genere proposto dallo stesso studio medico ma strettamente vincolato alla spesa sanitaria. Tradotto: non lo si può usare per altro. Sennò c’è il prestito personale, che non ha vincoli di destinazione: la banca o la finanziaria accreditano la somma, dopo aver fatto tutte le verifiche del caso, sul conto di chi ne ha fatto domanda; e il cliente può richiedere un po’ di più e poi spendere una parte del gruzzolo, per esempio, per preparare la cameretta del bimbo, sperando che tutto vada per il meglio. I lavoratori dipendenti, infine, possono ricorrere alla cessione del quinto.

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