Nei bilanci delle banche meno prestiti, ma più polizze e finanza

Le banche puntano su polizze e finanza
Pubblicato il 7 settembre 2021
Mentre da un lato gli effetti della pandemia da Covid19 hanno messo in luce la fragilità di molti nuclei familiari e sollecitato interventi pubblici in grado di alleviare il peso di mutui e prestiti personali, dall’altro lo scenario economico europeo impone alle banche italiane una maggior cautela nell’erogazione del credito e una maggiore attenzione alla solidità dei loro bilanci. L’effetto combinato di questi e di altri fattori sta modificando il ruolo e l’operatività stessa delle banche, sempre più alla ricerca di fonti di ricavo meno rischiose rispetto all’erogazione di prestiti.
Ad affermarlo poche settimane fa è stata la Fabi, la Federazione autonoma bancari italiani, commentando una ricerca effettuata analizzando a fondo i ricavi degli istituti di credito.
Più finanza e meno prestiti
In pratica, nel 2020, sul totale del fatturato del settore bancario, è aumentata la quota legata alle commissioni per la vendita di prodotti finanziari e assicurativi, mentre è calata la fetta di profitti derivante dai prestiti. Le banche, insomma, hanno puntato su attività poco rischiose (come ad esempio la vendita di prodotti finanziari) mettendo in secondo piano i prestiti, ambito reso sempre più complesso anche per le regole più stringenti scritte in Europa. Su 78,1 miliardi di euro di ricavi totali, infatti, oltre la metà, cioè 39,4 miliardi, arriva dalle commissioni mentre il credito garantisce ricavi per 38,7 miliardi.
Come guadagnano banche italiane
Le affermazioni della Fabi partono da evidenze già emerse da un’analisi delle principali fonti di ricavo del settore bancario. Secondo la relazione annuale della Banca d’Italia relativa al 2020, sul totale del “fatturato” degli istituti di credito, la quota legata alle commissioni risulta in crescita, mentre è in calo quella derivante dai prestiti (margine d’interesse); resta residuale, invece, la fetta definita “altri ricavi diversi dalle commissioni” nella quale sono ricomprese, tra le altre, le attività di trading su titoli (come ad esempio la compravendita di azioni).
Si tratta di una tendenza in atto da diversi anni: almeno già a partire dal 2015, secondo le rilevazioni di Banca d’Italia, le banche avrebbero spostato la loro “attenzione” sulla vendita alla clientela di prodotti finanziari e assicurativi, puntando sempre meno sull’intermediazione creditizia e quindi sui finanziamenti sia alle imprese, sia alle famiglie.
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Il profilo dell'autore

Rosaria Barrile, giornalista professionista nata a Milano e laureata in Scienze Politiche, ha iniziato nel 2004 ad occuparsi di prodotti e servizi bancari e assicurativi per conto di un periodico specializzato e da allora non ha mai smesso.
In passato ha collaborato, tra gli altri, con il settimanale Soldi, la testata on line Etica News e il portale dedicato alle donne alfemminile.com. Ha condotto i servizi esterni della trasmissione Salvadenaro, programma di educazione finanziaria andato in onda sul canale 7Gold. Collabora attualmente con le testate on line Lamiafinanza.it, Lamiafinanza-green.it, Lamiaprevidenza.it, Banca e Mercati, e i mensili Largo Consumo e Bluerating.