Maggio, ripartono le attività ma non i consumi: -30%
Pochi i settore che registrano un segno positivo
Pubblicato il 30 giugno 2020
Da maggio le restrizioni anti-Covid sono diminuite, ma le difficoltà economiche non sono certo scomparse. Come ripetuto da molte associazioni di categoria in pieno lockdown, non era detto che riaprire (per quanto fosse necessario) significasse ripartire. I dati di Confcommercio relativi a maggio lo confermano: “La domanda delle famiglie ha stentato a trovare la strada per un rapido recupero”. I consumi, rispetto allo stesso mese del 2019, sono calati del 29,4%. Il dato è meno drammatico rispetto a quello registrato ad aprile, quando i consumi avevano subito una contrazione del 47%.
La differenza va ponderata. Aprile è stato l'unico mese coperto interamente dal lockdown. A maggio, nonostante qualche allentamento nei primi giorni del mese, le riaperture si sono concentrate il 18 maggio. Ci sono state quindi più di due settimane di chiusura e solo 13 giorni per recuperare. Di sicuro, quindi, le restrizioni hanno continuato a pesare, ma è altrettanto chiaro che non ci sia stata una corsa all'acquisto. Sono pochi i segmenti che registrano un segno positivo o in linea con un anno fa: alimentazione domestica, comunicazioni, energia. Confcommercio invece un quadro di “grande difficoltà” per tempo libero (-92%), alberghi, bar e ristoranti (-66%) e abbigliamento (-55%).
In alcuni casi (come il tempo libero) non ci sono state riaperture a maggio, ma i consumi potrebbero essere condizionati da fattori che vanno oltre la possibilità di andare al cinema, cenare fuori o comprare abiti. Sia quelli immediati che quelli differiti (come i prestiti personali) sono condizionati dall'incertezza e dalla capacità di spesa. Non a caso Confcommercio parla di un “possibile corto circuito depressivo”, legato al “deciso deterioramento delle condizioni del mondo del lavoro, dipendente e autonomo”. Le “aspettative pesantemente negative minano la fiducia delle famiglie, spingendole ad atteggiamenti ancora più prudenti nei confronti del consumo, con il pericolo di frenare il recupero”. In sostanza, se le famiglie hanno guadagnato meno o si aspettano di guadagnare meno, spenderanno meno. E poi resta il timore di contagio che, nonostante le regole cui le attività devono attenersi, potrebbe condizionare un parte dei clienti.
A maggio ci sono stati “evidenti segnali di ripresa”, che si sono tradotti in una crescita del Pil del 10,4% rispetto ad aprile. Un passo in avanti, anche se rispetto a un punto di partenza molto negativo. A giugno, l'incremento del Pil mese su mese dovrebbe essere “contenuto”, del 4,7%. Il risultato dovrebbe essere un secondo trimestre in calo del 21,9% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Il Paese si è quindi rimesso in moto, ma riprendere velocità non sarà semplice.
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Il profilo dell'autore
Paolo Fiore, giornalista professionista e leccese in trasferta: Bologna, Roma, New York, Milano. Dopo la Scuola di giornalismo Walter Tobagi, ha scritto per Affaritaliani, MF-Milano Finanza, l'Espresso, Startupitalia e Skytg24.it. Si occupa di economia e innovazione per Agi, FocuSicilia e collabora con il gruppo Rcs.