Istat, peggiora l'umore di imprese e cittadini
In forte calo l'indice del clima di fiducia
Pubblicato il 14 maggio 2020
Per descrivere la crisi da Covid-19 non ci sono solo il Pil e le vendite al dettaglio in caduta, c'è anche l'umore dei cittadini. Anche le sensazioni e le previsioni, infatti, hanno un peso economico, perché possono anticipare future abitudini di consumo (dai prestiti ai nuovi acquisti) e investimento.
Già a marzo, l'Istat aveva rilevato “una forte diminuzione sia dell’indice del clima di fiducia dei consumatori (da 110,9 a 101,0) sia dell’indice composito del clima di fiducia delle imprese (da 97,8 a 81,7)”. Una flessione generalizzata, che riguarda soprattutto il clima economico, passato da 121,9 a 96,2. Diminuisce anche l'indice del “clima personale”, anche se in modo più contenuto (da 107,8 a 102,4). Il “clima corrente” è negativo (in calo di quasi 6 punti), ma è quello futuro che preoccupa (con una perdita che supera i 17 punti). Non è certo più forte la fiducia delle imprese, con un calo soprattutto nel settore dei servizi, del commercio al dettaglio e della manifattura. Si tratta, è bene ricordarlo, di dati relativi a marzo. Quelli di aprile non sono disponibili, ha spiegato l'Istat, a causa delle “difficoltà operative legate all’emergenza”. Anche questo, a suo modo, è un altro indice. Per il mese scorso, quindi, l'unico indicatore dell'umore italiano è stato il “Social mood sull'economia”; si tratta di un indice sperimentale che l'Istat utilizza dall'ottobre 2018 e che deriva da un campione di tweet. Ad aprile ha mostrato “un ulteriore peggioramento delle percezioni”, anche se “con marginali segnali di inversione di tendenza a fine mese”
Si tratta, appunto, di piccoli segnali, che però devono fare i conti con la sfilza di segni meno registrati dalle attività economiche italiane. Ad andare in rosso, infatti, non è solo l'umore. “L’impatto del Covid-19 sull’economia italiana è profondo ed esteso”, ha spiegato l'Istat nella sua nota mensile. La caduta del Pil rispetto al trimestre precedente è stata pari al 4,7% e sfiora il 5% nel confronto anno su anno. A marzo le stime sulle vendite al dettaglio indicano una flessione del 20,5% in termini di valore e del 21,3% di valore rispetto a febbraio. Si salvano solo i beni alimentari. Se si esclude questo comparto, il crollo arriva a un terzo delle vendite complessive. Aprile, il primo mese interamente coperto dal lockdown, segnerà altri dati negativi e a giudicare dall'umore di imprese e consumatori, potrebbero essere ancora peggiori rispetto a quelli di marzo.
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Il profilo dell'autore
Paolo Fiore, giornalista professionista e leccese in trasferta: Bologna, Roma, New York, Milano. Dopo la Scuola di giornalismo Walter Tobagi, ha scritto per Affaritaliani, MF-Milano Finanza, l'Espresso, Startupitalia e Skytg24.it. Si occupa di economia e innovazione per Agi, FocuSicilia e collabora con il gruppo Rcs.