Crescita, l'Italia accelera nel 2022

Crescita, l'Italia accelera nel 2022

Si stima un aumento del Pil grazie alla ripresa economica

Pubblicato il 3 settembre 2021

Bene, persino meglio del previsto: l’Ufficio parlamentare di bilancio, nella recente nota di agosto, prevede per il 2022 una crescita del Pil superiore a quella stimata negli scorsi mesi.

Entro il prossimo anno l’Italia dovrebbe quindi raggiungere standard produttivi simili a quelli precedenti alla pandemia. Attenzione però: nuovi contagi e il cambio di colore di alcune regioni potrebbe rallentare la ripresa.

La crescita economica

A seguito dello sviluppo della campagna vaccinale cambiano, in positivo, le stime per il futuro del Paese.

La continua evoluzione della situazione economica evidenzia un consolidato recupero delle attività produttive nel territorio. Fattori che hanno permesso all’Ufficio parlamentare di bilancio di stimare una crescita del 6% nel 2022.

All’aumento del Pil contribuirà, in modo sostanzioso, l’utilizzo dei fondi del Recovery Fund. Va da sé che un quadro economico più favorevole possa innescare maggiore fiducia, sostenendo settori e servizi, come quello dei prestiti, che nel corso della pandemia hanno sofferto.

L’occupazione

Nei primi mesi del 2021 l’input di lavoro è in lieve calo. Il numero di occupati ha subito una contrazione evidente, con 243.000 lavoratori in meno, sia tra i subordinati che tra gli autonomi.

Diverso il trend per i lavoratori a termine, con contratti in lieve aumento (+0,6%). Il dato evidenzia la voglia di ripartire da parte delle imprese, che creano nuovi posti di lavoro. Ma fa emergere anche l’incertezza per il futuro, che rallenta i contratti a tempo indeterminato.

Va ricordato però che, di solito, il mercato del lavoro è meno reattivo rispetto all'incremento del Pil. Vuol dire, in sostanza, che l'impatto della ripresa sull'occupazione dovrebbe emergere nei prossimi mesi.

Un segnale (almeno in parte) positivo arriva infatti dal numero di disoccupati. È una contraddizione solo in apparenza. Tra i disoccupati si conteggiano coloro i quali sono in cerca di un lavoro.

I 100.000 in più registrati nel primo trimestre del 2021 sono solo in parte dovuti alla perdita del posto. Il resto arriva da chi, con ritrovata fiducia, si è rimesso in cerca.

Resta invece drammatico il numero degli inattivi (chi non ha un lavoro e nemmeno lo cerca), in ulteriore aumento.

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Il profilo dell'autore

Paolo Fiore, giornalista professionista e leccese in trasferta: Bologna, Roma, New York, Milano. Dopo la Scuola di giornalismo Walter Tobagi, ha scritto per Affaritaliani, MF-Milano Finanza, l'Espresso, Startupitalia e Skytg24.it. Si occupa di economia e innovazione per Agi, FocuSicilia e collabora con il gruppo Rcs.

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