Confcommercio: conseguenze del lockdown su Pil e consumi
Ad aprile i consumi sono crollati del 47,6%
Pubblicato il 29 maggio 2020
Mentre centinaia di migliaia di imprese riaprono per tentare di ripartire in sicurezza, spuntano i primi studi che analizzano le conseguenze delle misure di contrasto al Covid-19. Se fino a questo momento ci si era affidati alle stime, adesso è tempo di consuntivi che possono dare un quadro più chiaro della realtà. Secondo l’Ufficio Studi di Confcommercio, il lockdown ha avuto conseguenze economiche che l’Italia non sperimentava dal secondo dopoguerra: dopo la flessione del 30,1% riscontrata a marzo, i consumi di aprile sono crollati del 47,6% rispetto allo stesso mese del 2019 e il Pil è diminuito del 16%.
Se marzo non è stato coperto interamente dal lockdown, i dati di aprile fotografano la situazione di un mese in cui quasi tutte le attività, escluse quelle considerate essenziali, sono state sospese e la mobilità personale è stata fortemente ridotta. Allargando lo sguardo all’intero periodo di restrizioni, Confcommercio rileva un calo del 38,9% dei consumi nel secondo bimestre rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
I settori più colpiti sono quelli dei servizi ricreativi (-98%), auto (-97,8%), arredamento (-94%), alberghi, bar e ristoranti (-92,6%) e abbigliamento (-89%), che hanno registrato volumi di domanda praticamente nulli. Solo i comparti dell’alimentazione domestica, comunicazioni ed energia hanno registrato un segno positivo.
Anche la ripartenza suscita molte incognite e si teme che alcuni settori strategici più soggetti a forme di distanziamento sociale e a rigidi protocolli di sicurezza, come turismo e intrattenimento, restino indietro. Si teme anche che ci possa essere una ridotta propensione all'acquisto, sia nella spesa quotidiana (fatta eccezione per quella alimentare) sia per i beni durevoli (con un rallentamento dei prestiti).
Per queste ragioni, secondo Confcommercio, le ulteriori riaperture previste per giugno non riusciranno a controbilanciare il profondo deterioramento economico nazionale. Le speranze sono riposte negli aiuti messi in campo dalle istituzioni nazionali e internazionali, ma la loro efficacia e tempestività suscitano i dubbi di molti esperti e delle associazioni di settore. Una delle critiche principali riguarda ancora una volta l’eccesso di burocrazia, che rischia di aggravare conseguenze economiche già pesantissime per molti imprenditori.
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Il profilo dell'autore
Paolo Fiore, giornalista professionista e leccese in trasferta: Bologna, Roma, New York, Milano. Dopo la Scuola di giornalismo Walter Tobagi, ha scritto per Affaritaliani, MF-Milano Finanza, l'Espresso, Startupitalia e Skytg24.it. Si occupa di economia e innovazione per Agi, FocuSicilia e collabora con il gruppo Rcs.