Confesercenti: nel primo trimestre 2021 in fumo 15 miliardi
Nel 2020 bruciati 105 miliardi di euro di consumi
Pubblicato il 21 gennaio 2021
Partenza in salita per i consumi degli italiani nel 2021. Rispetto al primo trimestre del 2020, già condizionato dall'emergenza coronavirus, Confesercenti stima una contrazione di 15 miliardi di euro.
L'organizzazione sottolinea che si tratta di un'ulteriore batosta su un sistema già molto provato: la pandemia ha, infatti, già bruciato 105 miliardi di euro di consumi nel 2020. Una cifra altissima, che pesa sul Pil, già del 6,1%
Perché gli italiani hanno consumato meno
Le attività più colpite dalla recessione pandemica sono quelle che operano nel commercio, nel turismo e nella ristorazione, che hanno registrato una diminuzione media del valore aggiunto del 16,2%. Un rosso decisamente superiore rispetto alla media delle altre imprese, pari al -9,6%.
Si riduce, di conseguenza, anche la quota di Prodotto interno lordo generato dai settori più esposti: il comparto “Alberghi e pubblici esercizi” scende dal 6,2% al 4,4%, Ricreazione e cultura” dal 4,2% al 3,3% e l’abbigliamento dal 3,7% al 3%.
Senza consumi la ripresa rallenta
La causa principale del crollo dei consumi è nelle restrizioni alla mobilità e alla possibilità di realizzare acquisti o di usufruire di molti servizi. Ma non solo: pesa anche l’incertezza verso il futuro, che tende a incoraggiare il risparmio e a contrarre spesa e a richiedere prestiti.
La frenata dei consumi diventa così un tassello del più classico circolo vizioso: diminuiscono proprio nel momento in cui l'economia italiana avrebbe bisogno di far circolare liquidità per ripartire.
“Problema urgente”
“Lo stop dei consumi, effetto delle restrizioni e dell’incertezza generata dall’emergenza pandemica – ha spiegato in una nota la presidente di Confesercenti Patrizia De Luise - ha gettato le imprese del terziario in una crisi senza precedenti. I prossimi mesi rischiano di vedere aumentare drammaticamente il numero di cessazioni delle attività, in particolare quelle di prossimità e legate alla filiera turistica”.
Occhi anche al Recovery Plan, che però non soddisfa pienamente la categoria: “Si occupa di molte cose ma non si prevedono interventi diretti per commercio, alloggio e ristorazione, per i quali il piano genererebbe ricadute positive solo sul medio lungo periodo. Purtroppo, però, c’è un problema urgente di tenuta del sistema imprenditoriale”.
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Il profilo dell'autore
Paolo Fiore, giornalista professionista e leccese in trasferta: Bologna, Roma, New York, Milano. Dopo la Scuola di giornalismo Walter Tobagi, ha scritto per Affaritaliani, MF-Milano Finanza, l'Espresso, Startupitalia e Skytg24.it. Si occupa di economia e innovazione per Agi, FocuSicilia e collabora con il gruppo Rcs.