Prestiti, il momento è propizio

In breve: la crisi finanziaria ha messo in difficoltà le banche; per evitare blocchi creditizi che rendano la situazione persino più amara, le banche centrali – ossia gli istituti chiamati a stampare moneta nelle varie aree del mondo – pompano liquidità sotto forma di tassi bassi o bassissimi e di operazioni di finanziamento più o meno straordinarie indirizzate alle banche stesse. Di queste operazioni beneficiano anche gli istituti italiani. Che ora devono collocare sul mercato, guadagnandoci, il denaro immagazzinato. D’altro canto, il rischio che i clienti – siano essi famiglie o imprese – si rivelino insolventi non è sceso, anzi. Così, la società di analisi Prometeia pronostica quanto segue: e cioè che il credito a privati e aziende al netto delle sofferenze – ossia di quei crediti bancari la cui riscossione è tutt’altro che sicura dal momento che i debitori si trovano in una condizione di insolvenza – diminuirà ulteriormente nel 2014, facendo chiudere l’anno con un -0,6%; tuttavia, nel 2015 e nel 2016 il flusso dei finanziamenti ricomincerà a salire, anche se a piccoli passi, con una media del +2,2%.

L’Associazione bancaria italiana (Abi), intanto, nel suo ultimo bollettino mensile ha rilevato che ad aprile i prestiti alla clientela erogati dalle banche che operano nel nostro Paese si sono attestati a 1.848 miliardi di euro, superando la raccolta, pari a 1.726,5 miliardi di euro. Un timido segnale di ripresa, quindi, nonostante la crisi abbia fatto crescere ancora la rischiosità dei prestiti in Italia. Nel suo rapporto, infatti, l’Abi ha sottolineato che dalla fine del 2007 - ovvero da prima che insorgesse la crisi finanziaria ed economica - fino al giorno d’oggi i prestiti alle famiglie e alle aziende sono passati da 1.279 a 1.426 miliardi di euro. Peraltro, stando a quanto riporta l’associazione delle banche italiane, ad aprile i tassi d’interesse sui prestiti nel nostro Paese si sono posizionati su livelli molto bassi. Il tasso medio sul totale dei prestiti è risultato pari al 3,9%, rispetto al 3,88% del mese precedente e al 6,18% di fine 2007. Della serie: se c’è un momento propizio per chiedere un prestito, forse è proprio questo.

Tuttavia, secondo l’Istat, gli italiani continuano a scegliere la prudenza e a spendere in punta di portafoglio. Lo dimostrano le vendite al dettaglio, che a marzo hanno fatto registrare un ulteriore calo, con un -3,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno passato. Flessione determinata soprattutto dai prodotti alimentari, che hanno subito un -6,8%, cosa che non succedeva dalla primissima rilevazione, risalente al 1995. Il dato risente dell’effetto-Pasqua: quest’anno la festività è stata a fine aprile, mentre nel 2013 fu a marzo. In calo sia le vendite nella grande distribuzione, costretta a prendere atto di un -5,1%, sia quelle nelle piccole superfici, dove la discesa è stata del 2,3%. Hanno tenuto botta i non alimentari, dove le vendite si sono contratte di appena l’1,5%. L’ufficio studi di Confcommercio spiega così questi dati: “l’alta pressione fiscale e l’incertezza sul carico tributario effettivo impediscono alle famiglie di correggere al rialzo i piani di spesa”. Urge togliere di mezzo la confusione sulle imposte. Soprattutto quelle relative agli immobili.

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Il profilo dell'autore

Credito e Consumi
blog di Maria Paulucci

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, a Milano dal 2006. Dal 2007 al 2011 ha lavorato in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori. Nell'agosto del 2011 si è unita alla squadra di Blue Financial Communication. A dicembre 2017 è iniziata la sua esperienza in AdviseOnly.

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