Dagli Usa il rischio di nuova bolla finanziaria
Pubblicato il 27 settembre 2019
Dagli Stati Uniti arriva la pessima notizia del rischio di una nuova bolla finanziaria. A lanciare l’allarme è stata la Bri, Banca dei regolamenti internazionali, una sorta di banca delle banche centrali, che ha sede in Svizzera. In un documento diffuso oggi, Bri mette in guardia circa un fenomeno che sta prendendo piede negli Usa, ossia i prestiti a leva erogati a società troppo indebitate e che non presentano adeguate garanzie. Questi prestiti, secondo Bri, hanno raggiunto la preoccupante cifra di 1.400 miliardi di dollari generando un fenomeno che ricorda tanto quello dei mutui subprime, partiti proprio dagli Stati Uniti a generare la crisi del 2008 che poi si è propagata a livello mondiale.
Il meccanismo è lo stesso. Le banche concedono prestiti con troppa facilità a chi non è in grado di rimborsarli o a chi non dà garanzie sufficienti, poi li impacchettano in titoli immessi sul mercato tramite banche e fondi di investimento che, a loro volta, li collocano ai risparmiatori, allettati da rendimenti altissimi (e golosissimi). A questo punto, in sostanza, il rischio passa all'acquirente. Se le rate dei prestiti non sono rimborsate, i fondi che hanno i titoli in portafoglio devono svalutarli: a quel punto la ricchezza che gli investitori pensano di possedere si rivela soltanto apparente, il panico si diffonde e il sistema crolla.
L'invenzione dell'add back: l'utile presunto. Anche se il meccanismo è lo stesso, le differenze rispetto al 2008 consistono nel fatto allora si parlava perlopiù di prestiti personali o di mutui, cioè di somme date a persone fisiche, mentre oggi si parla di somme erogate a imprese e società. Stavolta, inoltre, la maggior parte dei titoli più rischiosi è in portafoglio a fondi e non a banche. Detto questo è pur vero che con questo sistema oggi è più difficile calcolare il rischio che riguarda i parametri che servono a stabilire se le aziende godono di buona salute finanziaria ed è più complesso stabilire le capacità di rimborso delle aziende che non quello delle persone fisiche. Dal rapporto della Bri, per esempio, viene fuori che la maggior parte dei prestiti è già stata concessa a imprese fortemente indebitate: finanziamenti che superano di cinque o sei volte gli utili. Addirittura, fa sapere la Bri, in parecchi casi gli utili non ci sono nemmeno e, pur di far apparire solide società che traballano, qualcuno ha inventato la tecnica dell’add back: utili prospettici e solo stimati, un’aspettativa invece che una realtà. In molti casi, inoltre, mancano anche le garanzie: l’80% dei prestiti concessi, secondo Bri, ne è privo, facendo mancare dunque qualsiasi paracadute contro il rischio dei rimborsi mancati.
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Il profilo dell'autore
Franco Canevesio, nato a Genova, è un giornalista professionista la cui attività è principalmente focalizzata su temi di economia e borsa.
Ha lavorato a La Repubblica, nei primi anni ’90, dedicandosi alla cronaca e collaborando, nello stesso periodo, con diverse televisioni private liguri. Trasferitosi a Milano, ha lavorato come capo redattore di Italia-iNvest.com, il primo sito specializzato in economia in Italia. Franco Canevesio ha anche lavorato al sito di Giuseppe Turani “Lettera finanziaria”. Per ciò che concerne la carta stampata ha collaborato con La Repubblica – Affari & Finanza ed è stato redattore capo di Finanza e Mercati. Attualmente, lavora presso MF-Milano Finanza.