Imprenditoria al femminile: prestiti personali

Noi, qui, si parla di credito al consumo. Ma il credito si può chiedere anche per avviare un’attività imprenditoriale. Una persona che voglia intraprendere questa strada può fare ricorso al canale creditizio per ottenere il finanziamento iniziale. Per esempio, si può domandare un prestito personale, che di solito viene concesso per soddisfare esigenze generiche di liquidità. In questo caso, la società bancaria o finanziaria eroga il prestito in un’unica soluzione senza chiedere dettagli o spiegazioni sulle finalità d’uso e chi se ne avvale si impegna a rimborsarlo ratealmente. Come abbiamo detto tante volte, per tutelarsi dal rischio che il debitore non onori il suo impegno, la banca o la finanziaria può richiedere garanzie personali come la fideiussione – con una terza persona che si farà carico della restituzione se il debitore si rivela insolvente – e/o una copertura assicurativa. Quindi ok, questa è una strada.

Ma c’è un problema. Da un’indagine condotta da Swg per la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (Cna) nazionale, dedicata al tema “Donne, imprenditoria e accesso al credito”, emerge che le donne che fanno o vorrebbero fare impresa hanno la sensazione di essere trattate meno bene degli uomini, anche a fronte di pari condizioni presentate. L’indagine Swg-Cna rivela che il trattamento in banca è molto peggiore per le donne secondo il 12% del campione e, nel dettaglio, secondo l’8% degli uomini e il 16% delle donne. Di questo è convinto poi il 17% del campione nella classe d’età compresa tra i 18 e i 34 anni e il 15% di chi risiede al Sud e nelle Isole. La differenza di genere nell’accesso al credito fra donne e uomini è scarsa solamente per il 34% degli uomini e per il 26% delle donne (il 30% dell’intero campione), mentre solo il 20% dice di non notare differenze su questo fronte (23% uomini, 18% donne).

Fra chi invece ha la convinzione che una maggiore difficoltà di accesso al credito per le donne esiste, al primo posto tra le ragioni del fenomeno è citata la possibilità di avere figli, menzionata dal 37% degli intervistati, (33% degli uomini, 40% del campione femminile). Segue la minore affidabilità in quanto debitrici, citata dal 27% del totale. Terza argomentazione, “le donne mettono il lavoro al secondo posto rispetto alla famiglia”, indicata dal 19% degli interpellati (14% uomini, 23% donne). La presunta minore mentalità imprenditoriale è indicata dal 9% del campione (12% uomini, 7% delle donne).

In genere, le aziende italiane – specialmente quelle artigianali e le piccole – devono fare i conti con un sistema bancario e finanziario che eroga il credito con grande parsimonia. Il che è confermato dal primo bollettino economico 2019 della Banca d’Italia, secondo cui negli ultimi sondaggi le imprese hanno indicato condizioni d’accesso al credito meno favorevoli, per quanto le condizioni di offerta rimangano nel complesso distese. In prospettiva, se i rendimenti dei titoli di Stato e il prezzo della raccolta bancaria resteranno su livelli alti, il costo del credito potrebbe salire ulteriormente.
 

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Il profilo dell'autore

Credito e Consumi
blog di Maria Paulucci

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, a Milano dal 2006. Dal 2007 al 2011 ha lavorato in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori. Nell'agosto del 2011 si è unita alla squadra di Blue Financial Communication. A dicembre 2017 è iniziata la sua esperienza in AdviseOnly.

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