Debiti a tutto tondo

E se la pur approfonditissima Indagine sui bilanci delle famiglie italiane, a cura della Banca d’Italia, non ci dicesse tutto, ma proprio tutto, sull’indebitamento delle famiglie italiane?

Sul sito della Banca d’Italia è da poco apparso uno studio che analizza “in che misura l’integrazione tra le informazioni campionarie sul debito delle famiglie rilevate nell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane e i dati granulari censiti negli archivi sui crediti concessi dalle banche e dagli altri intermediari finanziari possa fornire un quadro più completo della situazione debitoria delle famiglie italiane”.

Bisognerebbe fare un mix, insomma. Ma come?

Debiti delle famiglie italiane: quali numeri?

Lo studio in questione si intitola Il miglioramento delle informazioni campionarie sul debito delle famiglie tramite l'uso di dati granulari sui crediti concessi e mostra che integrare le due fonti migliora in modo significativo “il quadro informativo sull’indebitamento delle famiglie italiane”.

In particolare, secondo gli autori dello studio l’integrazione porta a una stima più consistente della quota di famiglie indebitate e del debito totale che detengono, rispetto a quanto si possa rilevare solo sulla base delle informazioni campionarie.

Debiti, la reticenza delle famiglie interpellate

Il punto è che si riscontra una certa discrepanza fra i dati dell’Indagine sui bilanci delle famiglie italiane da una parte e il complesso dei numeri contenuti nei vari database dall’altra, e tale discrepanza si deve essenzialmente ai fenomeni di “non-reporting” e “misreporting”: insomma, io intervistato non ti dico le cose come stanno, o non te le dico proprio tutte intere, dalla a alla z.

Cosa vuol dire? Vuol dire, in altre parole, che per vari motivi – che vanno dalla mancanza di volontà alla scarsa conoscenza o memoria – le famiglie non dichiarano i debiti detenuti o li dichiarano segnalando però un importo non corretto.

Utilizzando invece le informazioni contenute in due database creditizi granulari a disposizione della Banca d'Italia - la Centrale dei Rischi e la banca dati sul credito al consumo del Consorzio Tutela Credito - c’è però la possibilità di correggere in parte queste tendenze e ottenere così stime che risultino meno distorte.

Ebbene, secondo le stime così ottenute, la partecipazione al debito risulta significativamente più elevata, così come l'ammontare totale del debito detenuto: e ciò indica che l'errore di misurazione sembra essere non trascurabile.

Da cosa dipende l’errore di rilevazione?

Lo abbiamo detto: dipende da un campione che trascura di riferire una quota più o meno importante di informazioni. Per esempio, le famiglie appartenenti alla fascia (il cosiddetto “quintile”) più ricca della popolazione, residenti nel Sud e nelle Isole, e per le quali la persona di riferimento ha una bassa istruzione finanziaria hanno maggiori probabilità di non segnalare un prestito per l'acquisto di un immobile di cui sono titolari.

Una panoramica più completa sul credito

Pur con i limiti tecnici dell’approccio proposto, le nuove stime possono essere utilizzate, tra l’altro, per ottenere indicatori più accurati e rilevanti in merito alla vulnerabilità finanziaria, alle disuguaglianze e alle caratteristiche dei debitori. Per una più completa panoramica sul comparto del credito, anche al consumo, e valutazioni più centrate sulla situazione debitoria delle famiglie italiane.

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Il profilo dell'autore

Credito e Consumi
blog di Maria Paulucci

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, a Milano dal 2006. Dal 2007 al 2011 ha lavorato in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori. Nell'agosto del 2011 si è unita alla squadra di Blue Financial Communication. A dicembre 2017 è iniziata la sua esperienza in AdviseOnly.

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