Studio di Bankitalia sui prestiti

Credito al consumo giù dell’1,9% nel 2013. È il dato emerso dalla relazione annuale presentata dalla Banca d’Italia, stando alla quale il calo è rallentato nel primo trimestre di quest’anno, registrando un -1,5%. La flessione, continua Bankitalia nel documento illustrato a Roma il 30 maggio, ha interessato tutti i prestiti, finalizzati e non. Storia a parte quella della cessione del quinto dello stipendio – la formula meno rischiosa per gli intermediari – che ha scampato il segno meno. Rielaborando i dati del sistema Crif, è comunque venuto fuori che nel 2013 la proporzione tra contratti erogati e contratti richiesti per i prestiti personali e per quelli finalizzati è leggermente salita, portandosi al 67%, in virtù della minore restrizione dell’offerta da parte di banche e finanziarie.

Nel complesso, però, la domanda ha perseguito nella sua dieta, sebbene sia stata meno severa rispetto al 2011 e al 2012. L’importo medio delle erogazioni è sceso ancora, posizionandosi sotto i 6.000 euro dai 7.400 del 2007, anno convenzionalmente considerato l’ultimo prima dell’esplosione della crisi finanziaria ed economica. La quota di prestiti inferiori ai 1.000 euro è stata del 35%, il doppio in confronto a sette anni fa. Vista l’aria che tira, gli italiani sono man mano diventati più prudenti. Nel periodo compreso tra il 2008 e il 2010, le famiglie indebitate a causa dei consumi erano ferme al 17%. A seguire, fra il 2010 e il 2012, la percentuale si è ridotta di più di due punti. E la contrazione ha sorpassato gli otto punti laddove il capofamiglia aveva meno di 35 anni.

Quanto al costo delle erogazioni, espresso tramite il Tasso annuo effettivo globale (Taeg), quello per le forme di credito al consumo ha perso 0,4 punti percentuali, passando all’8,8%. Uno “sconto” in parte compensato nei primi mesi del 2014, durante i quali il valore si è riportato al 9,5%. Sempre secondo Bankitalia, nel 2013 la spesa delle famiglie a prezzi costanti è scesa del 2,6%, a fronte della riduzione dell’1,1% del reddito disponibile in termini reali. Nella sua relazione annuale, l’autorità che vigila sul sistema bancario e finanziario ha tuttavia segnalato che la flessione dei consumi si è attenuata nel 2013, fino a fermarsi nell’ultimo trimestre, anche per via del migliorato clima di fiducia. Il dato è ancora inferiore dell’8% circa rispetto a quello del periodo che ha preceduto l’inizio della crisi finanziaria mondiale.

La diminuzione dei consumi nel 2013 è stata – come peraltro ci si poteva aspettare - più accentuata sul fronte degli acquisti di beni durevoli e semidurevoli, con un -5,2% per tutte e due le voci. I consumi di beni non durevoli, di cui quasi la metà alimentari, sono scesi del 3,4%. I servizi hanno registrato un -1,2. Del tutto in linea, peraltro, con l’indagine dell’Istat. L’Istituto ci ha detto che fra il 2008 e il 2012 le famiglie italiane hanno sacrificato vestiario e calzature, mobili, elettrodomestici, beni e servizi per la manutenzione della casa e trasporti, preferendo concentrarsi su affitti e servizi per l’abitazione. I consumi di alimenti, tutt’altro che superflui, non hanno mostrato variazioni di rilievo.

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Il profilo dell'autore

Credito e Consumi
blog di Maria Paulucci

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, a Milano dal 2006. Dal 2007 al 2011 ha lavorato in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori. Nell'agosto del 2011 si è unita alla squadra di Blue Financial Communication. A dicembre 2017 è iniziata la sua esperienza in AdviseOnly.

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