Prestiti, i numeri di Bankitalia

Scende il numero delle famiglie che hanno debiti: lo dice la Banca d’Italia nell’Indagine sui bilanci delle famiglie, di cui a ottobre si è conclusa la 37esima edizione e che, quindi, riporta i dati aggiornati al 2016. Dall’indagine risulta che la quota di famiglie indebitate è diminuita ancora, dal 23% del 2014 al 21% del 2016, nel solco della tendenza che ha preso il via nel 2010. L’autorità di vigilanza considera indebitate le famiglie titolari di almeno un mutuo per l’acquisto o per la ristrutturazione di immobili, un prestito da intermediari per l’acquisto di beni durevoli o no, un prestito da parenti e amici, un debito commerciale o un prestito bancario legato all’attività di impresa individuale o familiare, uno scoperto di conto corrente o un saldo negativo relativo a carte di credito revolving: ciò premesso, la Banca d’Italia fa sapere che la riduzione ha interessato tutte le principali forme di debito, eccetto quelle riconducibili a motivi professionali.

 

Nel periodo compreso fra il 2006 e il 2016, il calo delle famiglie indebitate ha toccato quasi solamente quei nuclei il cui capofamiglia ha non più di 45 anni d’età, passati dal 38% al 29%. Un forte contributo è arrivato dal credito al consumo, sceso dal 20% al 9%, mentre è rimasta stabile - intorno al 17% - la fetta di quanti si sono indebitati con un mutuo per comprare o per ristrutturare un immobile. Il rapporto tra debito e reddito monetario annuo, poi, si è ulteriormente ridotto. Secondo Bankitalia, il costo del servizio del debito, che comprende la quota di capitale e gli interessi connessi, è salito per quelle famiglie che appartengono al 25% della popolare con il più alto reddito monetario, mentre è calato per le altre. Va però detto che l’incidenza sul reddito si conferma più alta quanto più basso è il reddito. Riassumendo: finanziamenti più costosi per i più ricchi, ma più impattanti sul reddito familiare quanto più questo reddito è modesto.

 

Considerando l’intero universo dei finanziamenti, Bankitalia riferisce che nel 2016 risultava indebitato per l’acquisto o la ristrutturazione di un immobile o per consumi quasi il 28% delle famiglie riconducibili a quel 25% che vantava il reddito più alto. La rata, per loro, ammontava in media a 7.300 euro, incidendo per il 14% sul totale delle risorse a disposizione. Per contro, era indebitato meno del 6% delle famiglie appartenenti al 25% più basso: i 3.200 euro di rata, però, in questo caso rappresentavano il 37% del reddito. Il numero di famiglie considerate finanziariamente vulnerabili, alle prese fra l’altro con una spesa annuale per il debito superiore al 30% del reddito monetario, è rimasta stabile, intorno all’11% delle famiglie indebitate e pari a circa il 2% del totale delle famiglie. Ovviamente, la vulnerabilità è tanto più diffusa quanto più basso è il reddito: non stupisce, quindi, nel 2016 lo fosse circa il 60% delle famiglie indebitate nel primo quarto (il 25% più basso) e il 29% di quelle nel secondo quarto, ossia il 25% immediatamente superiore nella classifica del reddito.

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Il profilo dell'autore

Credito e Consumi
blog di Maria Paulucci

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, a Milano dal 2006. Dal 2007 al 2011 ha lavorato in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori. Nell'agosto del 2011 si è unita alla squadra di Blue Financial Communication. A dicembre 2017 è iniziata la sua esperienza in AdviseOnly.

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