Stretta della Cina sul mercato dei prestiti online

Stretta cinese sul P2P

La Banca Centrale cinese stringe i controlli sui siti di finanziamenti online

Pubblicato il 22 luglio 2015

La PboC, la People's bank of China, cioè la banca centrale cinese, ha annunciato che da questa settimana scattano controlli più stringenti sui siti che elargiscono prestiti online, i quali dovranno presentare requisiti specifici di sicurezza e affidabilità. Stretta, dunque, da parte del governo cinese, sul variegato mondo del peer-to-peer che in Cina ha già un valore di oltre 41 miliardi di dollari ed è pari allo 0,4% del pil del Paese asiatico. Sono bastati tre anni e il giro d'affari del P2P è cresciuto di 13 volte, contribuendo a surriscaldare il mercato azionario di Shanghai.

Controlli più severi. Secondo gli esperti, le nuove regole imposte dal governo costringeranno a modificare il modello di business al 90% dei 2.000 siti cinesi di P2P: alcuni, sostengono gli esperti, saranno addirittura costretti a chiudere i battenti. In dettaglio, mentre spetterà alla banca centrale cinese monitorare, d'ora in avanti, i pagamenti online, l'authority finanziaria appositamente costituita, e cioè la China securities regulatory commission, dovrà controllare l'erogazione dei prestiti.

Niente banca per i siti online lending. La PboC ha inoltre stabilito che i siti online lending devono limitarsi, d'ora in avanti, a mettere in contatto i clienti che evidenzino eccesso di liquidità con coloro che, invece, dimostrano di avere bisogno di prestiti. Con questa decisione, la banca popolare cinese ha, di fatto, vietato ai siti online lending di praticare attività bancaria mediante l'erogazione di prestiti. La decisione, fanno sapere fonti asiatiche, è stata necessaria dal momento che molti siti cinsei attivi nel peer to peer hanno finito per comportarsi sempre più come vere e proprie banche, fornendo prestiti ai clienti, estendendo la portata di finanziamenti accesi in precedenza quando non supportando gli investimenti azionari tramite l'effetto-leva. In alcuni casi, dicono gli esperti, si è addirittura giunti al cosiddetto “schema Ponzi”, con i pagamenti dei nuovi clienti utilizzati per pagare dei prodotti acquistati prima da alcuni wealth management funds.

Preoccupa la bolla del credito. In definitiva, comunque, va tenuto conto che la stretta sui prestiti online è la spia delle (tante) preoccupazioni che il governo di Pechino sta accumulando per il settore del credito, sfuggito di mano alle autorità e a rischio bolla. In questo momento, infatti, la Cina dimostra di avere un grosso problema nel debito privato, esploso fino a raggiungere 2,4 volte il pil: una deflagrazione, in buona parte creata dal sistema bancario ombra, il cosiddetto shadow banking, sfuggito (finora) alle regole seguite invece dalle banche e di cui il P2P sembra essere la punta dell'iceberg. Se il sistema creditizio scoppia, dicono i banchieri cinesi, rischia di trascinare in basso i consumi interni, dal momento che gli investimenti ammontano a circa la metà del pil e il comparto immobiliare, ossatura del sistema economico cinese che mostra, da qualche tempo, segnali di cedimento.

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Il profilo dell'autore

Franco Canevesio, nato a Genova, è un giornalista professionista la cui attività è principalmente focalizzata su temi di economia e borsa.

Ha lavorato a La Repubblica, nei primi anni ’90, dedicandosi alla cronaca e collaborando, nello stesso periodo, con diverse televisioni private liguri. Trasferitosi a Milano, ha lavorato come capo redattore di Italia-iNvest.com, il primo sito specializzato in economia in Italia. Franco Canevesio ha anche lavorato al sito di Giuseppe Turani “Lettera finanziaria”. Per ciò che concerne la carta stampata ha collaborato con La Repubblica – Affari & Finanza ed è stato redattore capo di Finanza e Mercati. Attualmente, lavora presso MF-Milano Finanza.

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