Studiare all'estero: i corsi universitari più scelti dagli italiani
Molto diffusi quelli con un approccio più interdisciplinare
Pubblicato il 18 febbraio 2022
Studiare all'estero è un'esperienza ambita da molti italiani. Da una parte, ragazzi e ragazze cercano percorsi formativi di prestigio; dall'altra le università straniere monitorano il mercato del lavoro e cercano di prevedere per capire quali sono le competenze più richieste e offrire più opportunità agli studenti. La società di consulenza Elab Education Laboratory ha individuato le motivazioni e i corsi che saranno scelti dagli studenti italiani che decideranno di formarsi all'estero nel 2022.
Gli indirizzi più gettonati
Gli indirizzi di business e management, per esempio business analytics, vantano un interesse in costante crescita. L'anno scorso, tra gli studenti che hanno fatto domanda di studi all'estero con Elab, ben il 21% ha optato per campi legati a economia e finanza.
Stanno guadagnando popolarità tra le prossime matricole anche le facoltà di informatica, ingegneria meccanica e intelligenza artificiale. Sono infatti corsi che offrono sbocchi in settori dal grande sviluppo presente e dall'enorme potenziale futuro.
Molti candidati dovrebbe scegliere psicologia o medicina. E non mancano indirizzi di sugli studi politici, filosofia o studi europei: sono percorsi che offrono la possibilità di combinare specializzazioni in vari campi e un approccio più interdisciplinare che permette di creare o consolidare le cosiddette “soft skills”, cioè quelle competenze non tecniche che sono sempre più richieste dalle aziende.
Nel 2021 è cresciuto l'interesse verso l'architettura (+ 8,5% rispetto all'anno precedente) e il 2022 potrebbe confermare questa tendenza.
Le destinazioni più richieste
Per quanto riguarda le destinazioni, nel 2022 il numero di persone interessate a studiare nel Regno Unito – afferma Elab - diminuirà ancora a causa della Brexit, che ha cambiato completamente il processo dei prestiti per studenti e ha reso difficile il reclutamento.
Le principali alternative per i candidati sono diventate i Paesi Bassi e la Danimarca, seguiti da Spagna, Polonia e Irlanda: questi Paesi offrono ampia disponibilità di corsi in inglese e un vantaggio dal punto di vista finanziario.
In Irlanda, ad esempio, c'è anche una motivazione economica: studiare in Irlanda, oltre a esercitare la lingua inglese, comporta l'esenzione dal pagamento delle tasse universitarie per chi proviene dall’Ue (gli studenti pagano solo il cosiddetto Student Contribution pari a 3 mila euro l'anno).
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Il profilo dell'autore
Paolo Fiore, giornalista professionista e leccese in trasferta: Bologna, Roma, New York, Milano. Dopo la Scuola di giornalismo Walter Tobagi, ha scritto per Affaritaliani, MF-Milano Finanza, l'Espresso, Startupitalia e Skytg24.it. Si occupa di economia e innovazione per Agi, FocuSicilia e collabora con il gruppo Rcs.