La pandemia alimenta il consumo di cibi biologici

La pandemia alimenta il consumo di cibi biologici

Durante il lockdown le vendite sono aumentate dell'11%

Pubblicato il 8 ottobre 2020

Agli italiani piace bio: negli ultimi 10 anni il settore degli alimenti biologici ha registrato una crescita continua, i consumi sono più che triplicati e oggi rappresentano un valore di mercato superiore ai 3,3 miliardi di euro, per un peso del 4% sul carrello della spesa delle famiglie.

La pandemia ha impresso un'ulteriore accelerazione della crescita, legata anche alle nuove priorità dei consumatori a seguito dell'emergenza sanitaria, che ha assegnato una nuova centralità a valori come salute e benessere. Se gli italiani hanno tirato la cinghia sui beni durevoli e sui prestiti personali, il comparto alimentare ha sofferto molto meno e l'attenzione a quello che si mangia è aumentata.

Il rapporto “Bio in cifre” realizzato da Ismea ha fotografato un balzo record dell'agroalimentare green in Italia, sotto la spinta dell'allarme Covid-19. Durante il lockdown (dal 9 marzo al 17 maggio 2020) le vendite di cibo biologico nei supermercati sono cresciute dell'11% rispetto alle stesse settimane del 2019, soprattutto nel settore del fresco (con aumenti del 7,2% per gli ortaggi e del 9,7% per le uova).

Dal punto di vista della produzione, dal 2019 l'Italia è il primo Stato europeo per aziende agricole che lavorano nel biologico, con 80.643 operatori coinvolti e 2 milioni di ettari di superficie coltivata a biologico. Si tratta senz'altro di un buon punto di partenza per raggiungere gli obiettivi posti dalla Commissione Europea, che invita a convertire al biologico il 25% delle superfici coltivate in Europa entro il 2030. Ma altrettanto importante è fare in modo che la crescita del settore non avvenga a scapito della qualità dei prodotti e della sostenibilità ambientale della produzione.

Anche l'importazione di prodotti biologici da Paesi extra UE è in aumento (+13,1% nel 2019 rispetto all'anno precedente), soprattutto per quanto riguarda cereali, colture industriali, frutta, caffè, cacao, zuccheri, tè e spezie. Il settore dell'import dimostra un grande potenziale di crescita, ma qui è ancora più forte il rischio che i prodotti biologici provenienti dai Paesi extracomunitari possano non rispettare gli standard europei di sostenibilità e sicurezza. Come ha sottolineato la Corte dei Conti Europea, rafforzare i controlli sui prodotti importati e sulle normative dei Paesi di provenienza è fondamentale per non rischiare di compromettere l'intero settore.

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Il profilo dell'autore

Paolo Fiore, giornalista professionista e leccese in trasferta: Bologna, Roma, New York, Milano. Dopo la Scuola di giornalismo Walter Tobagi, ha scritto per Affaritaliani, MF-Milano Finanza, l'Espresso, Startupitalia e Skytg24.it. Si occupa di economia e innovazione per Agi, FocuSicilia e collabora con il gruppo Rcs.

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