I rischi del social lending

Prestiti p2p

Rischi e vantaggio di questa modalità di accesso al credito

Pubblicato il 28 febbraio 2013

Il social lending, (o peer to peer o anche prestito tra privati) è una delle soluzioni più getonate in Italia in questo momento. Perché? E' semplice. Perché il social lending si basa sulla community di chi si presta denaro una comunità a cui chi ha bisogno può affacciarsi senza intermediari. In un momento di crisi come questo, con le banche che elargiscono pochissimi prestiti ai privati richiedendo garanzie e applicando tassi elevati, non è roba d poco il vantaggio offerto da uno strumento come questo: proporre tassi d'interesse vantaggiosi e rapidi tempi di erogazione. Detto questo è bene sapere che se il p2p ha parecchi vantaggi ha anche parecchi rischi. Che è bene conoscere. Prima di tutto, l'assegnazione di un rating a colui che richiede il prestito, una specie di livello di affidabilità simile a quello assegnato dalle banche: tanto più il livello è basso, tanto è maggiore il tasso d'interesse che viene assegnato al richiedente, in modo da compensare il rischio che viene assunto dai prestatori.

Inoltre il p2p si basa sulla storia creditizia del richiedente che influenza il taeg: chi ha chiesto in passato un prestito (rimborsato) può contare su un taeg più competitivo di chi non ha una reputazione creditizia. Un giovane, per esempio, si deve accontentare di un taeg al 9%, tasso ben più alto rispetto a quello di utenti più maturi. Detto questo, il social lending sembra dunque un prestito meno vantaggioso per i più giovani.

Non è tutto. Perché le statistiche dicono che il p2p piace molto a chi ha bisogno di contante e a chi vuole guadagnare investendo  denaro, visto che quest'ultimo può contare su tassi di remunerazione più competitivi rispetto a quelli di un normale conto deposito. Anche qui, attenzione, perché nel caso di social lending non sono richieste particolari garanzie per l'erogazione, dunque la gestione dei crediti insoluti può rivelarsi più complicata rispetto al normale. Questo anche se poi in realtà il tasso d'insolvenza dichiarato attualmente è del  2%, in linea con quello delle banche. A ogni modo, gli istituti di credito cercano di preservare i clienti in più modi: diversificando il rischio, prima di tutto, ripartendo tra una molteplicità di richiedenti la somma messa a disposizione dal prestatore, in modo da tutelarlo a tal punto da garantirgli di non perdere il denaro se l'utente si rivela un cattivo pagatore. Il secondo metodo con cui le banche tutelano i clienti consiste nell'attivare immediatamente il recupero crediti che comunque, nel caso di Smartika resta a carico del prestatore (che deve quindi sperare di incontrare pagatori sempre puntuali) mentre per Boober è a carico del debitore, sempre che il recupero vada a buon fine, altrimenti al finanziatore vengono fornite le generalità e sarà lui a decidere se andare avanti a ricercare l'insolvente (a sue spese). 

Infine un'ultima cosa. I redditi guadagnati durante l'anno con gli interessi sui prestiti p2p vengono tassati con l'aliquota del proprio scaglione Irpef: più alta è l'aliquota più basso sarà il guadagno reale. Per questo si può concludere che il prestito sociale sia conveniente soprattutto per prestatori che abbiano bassi livelli di reddito.

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Il profilo dell'autore

Franco Canevesio, nato a Genova, è un giornalista professionista la cui attività è principalmente focalizzata su temi di economia e borsa.

Ha lavorato a La Repubblica, nei primi anni ’90, dedicandosi alla cronaca e collaborando, nello stesso periodo, con diverse televisioni private liguri. Trasferitosi a Milano, ha lavorato come capo redattore di Italia-iNvest.com, il primo sito specializzato in economia in Italia. Franco Canevesio ha anche lavorato al sito di Giuseppe Turani “Lettera finanziaria”. Per ciò che concerne la carta stampata ha collaborato con La Repubblica – Affari & Finanza ed è stato redattore capo di Finanza e Mercati. Attualmente, lavora presso MF-Milano Finanza.

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