Come saranno i “negozi” del futuro

Come saranno i “negozi” del futuro

I confini tra online e negozio fisico sfumano

Pubblicato il 14 giugno 2022

E-commerce, personalizzazione, uso dei dati: se ne parla ormai da anni, ma con la pandemia il settore del commercio al dettaglio sembra arrivato davvero a un cambio di passo. Spesso, trovando rivenditori e negozi impreparati.

Il report “The tech transformation imperative in retail”, a cura di McKinsey, ha provato a indicare quali sono le sfide da affrontare. Anche se si rivolge soprattutto alle imprese, offre anche alcuni spunti sul modo in cui sceglieremo e acquisteremo un prodotto in futuro.

La tecnologia è la base

Tecnologia, tecnologia, tecnologia. Non ci sono alternative: “Una solida base tecnologica può fornire ai retailer le capacità per incrementare le loro prestazioni”. È quindi necessario “intraprendere una trasformazione radicale”.

I rivenditori lo hanno capito ma, come spiega il report, quasi tutti sono in una fase “emergente”. Si sono cioè mossi in ritardo e rischiano di perdere il treno delle opportunità. Al contrario, i migliori operatori del settore sono già in una fase di “maturazione” e sono quindi lanciati verso un continuo miglioramento.

Dati e offerte “agili”

Ma cosa vuol dire, per un rivenditore, essere stato capace di abbracciare la tecnologia? Vuol dire, soprattutto, essere capace di raggiungere i potenziali clienti ovunque e di utilizzare i dati per costruire offerte che McKinsey definisce “agili”, cioè il più personalizzate possibile, sia al momento dell'acquisto sia per prestiti, rateizzazione, assistenza post-vendita.

I confini tra online e negozio fisico sfumano. L'esperienza d'acquisto diventa più frammentata e complessa. Quanti di noi passano in negozio prima di comprare su Internet oppure raccolgono informazioni in rete prima di entrare in un punto vendita? “I rivenditori - spiega il report - hanno assistito a cambiamenti, a volte drastici, nel modo in cui i consumatori acquistano i prodotti e interagiscono con i marchi”. I clienti sono “più connessi, meno fedeli, più informati e meno dipendenti da un singolo canale di vendita”. Cambiano anche le preferenze, che si orientano verso “prodotti sani, freschi, locali e autentici”

Le necessità dei rivenditori

Secondo McKinsey, i rivenditori dovrebbero rispondere intraprendendo alcune azioni specifiche: consentire un'esperienza unica tra i canali, senza che uno prevalga sull'altro; utilizzare al meglio i dati; diventare più flessibili, spingere l'automazione e rafforzare le competenze tecnologiche interne.

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Il profilo dell'autore

Paolo Fiore, giornalista professionista e leccese in trasferta: Bologna, Roma, New York, Milano. Dopo la Scuola di giornalismo Walter Tobagi, ha scritto per Affaritaliani, MF-Milano Finanza, l'Espresso, Startupitalia e Skytg24.it. Si occupa di economia e innovazione per Agi, FocuSicilia e collabora con il gruppo Rcs.

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