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Spese mediche: quale prestito scegliere?

13 apr 2018 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

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Un prestito per le spese mediche? Sì, esiste. Anzi, ce n’è più d’uno. Se si ha assoluto bisogno di accedere a una cura più o meno dispendiosa e non si hanno i soldi per farlo, avendo i requisiti giusti – che riepilogheremo fra qualche riga – si può richiedere un finanziamento. Molti lo sanno e lo hanno già fatto. A febbraio, Facile.it e Prestiti.it hanno comunicato che, secondo le loro rilevazioni, nel 2017 circa il 4% di chi ha chiesto un prestito esplicitandone la finalità lo ha fatto per poter, attraverso la somma ottenuta, affrontare spese per cure mediche. In media, l’importo richiesto è stato di 6.898 euro, con l’impegno di rimborsarlo in 53 rate. Il 40,5% dei richiedenti era donna, a fronte del 28,7% che secondo i due portali si riscontra in genere nelle richieste di prestito. Un distacco, questo, che forse dipende dal “fattore mamma”: si può immaginare, infatti, che una parte dei finanziamenti sia stata impiegata nelle cure dei figli. A livello di area geografica, al top si sono collocate Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige e Lazio (qui tutti i dettagli - link: https://www.facile.it/news/prestiti-personali-e-spese-mediche.html).

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Al di là delle evidenze emerse dall’indagine, nella pratica cosa bisogna fare per ottenere un prestito da destinare alle spese mediche? Dipende. Le soluzioni disponibili sono infatti diverse: si può fare ricorso a un prestito personale, che si può richiedere in banca o presso una società finanziaria senza dover per forza spiegare in che modo la somma concessa verrà utilizzata, oppure si può sottoscrivere un prestito finalizzato, in virtù del quale – lo ricordiamo – lo studio medico o dentistico ci eroga il servizio di cura venendo immediatamente pagato dalla banca o dalla finanziaria, alla quale poi noi rimborseremo a rate la somma ricevuta. In ogni caso, per poter fare richiesta è necessario essere maggiorenni e dimostrare che si è nella possibilità di restituire il finanziamento o con le proprie risorse (stipendio, pensione o altro) oppure con l’aiuto (la cosiddetta “garanzia”) di una terza persona che si assume l’impegno di intervenire in caso di inadempienza.

 

Sia il prestito personale sia quello finalizzato si possono estinguere in anticipo, in tutto o in parte (con il risultato, nel secondo caso, di abbassare l’ammontare della rata). Per i dipendenti e per i pensionati c’è in alternativa la cessione del quinto, una forma di finanziamento che prevede la “collaborazione” del datore del lavoro o dell’ente previdenziale, i quali trattengono la rata direttamente dallo stipendio o dalla pensione. Rata che non può superare il quinto dello stipendio o della pensione – da cui il nome di questo tipo di prestito – quindi l’importo che si può ottenere dipende da quanto il richiedente percepisce al mese. La legge prevede per il debitore l’obbligo di sottoscrivere una polizza assicurativa a tutela sua e del creditore in caso, per esempio, di scomparsa prematura o di perdita del posto di lavoro. Il piano di restituzione del finanziamento può avere una durata al massimo di 10 anni e in ogni caso non può superare quella del contratto di lavoro.

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