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Credito, lo zampino della Bce

29 set 2023 | 3 min di lettura | Pubblicato da Maria P.

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Se hai un finanziamento a tasso variabile, di certo lo avrai già notato: le rate sono aumentate. Come mai? Perché la Banca centrale europea, l’autorità monetaria che determina il costo del credito nell’area dell’euro, sta alzando i tassi dal luglio del 2022 per contrastare l’avanzata del carovita.

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Nell’ultima riunione, quella che si è svolta giovedì 14 settembre 2023, il Consiglio direttivo della Banca centrale europea ha deciso di aumentare i tre tassi di riferimento di un quarto di punto percentuale: così, i tassi d’interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale sono saliti rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%, con effetto dal 20 settembre successivo.

Il rialzo dei tassi si sta trasmettendo all’economia?

Sì, l’inasprimento della politica monetaria sta continuando a trasmettersi con vigore alle condizioni di finanziamento più generali, spiega la Banca centrale europea nel suo recente bollettino economico. I tassi sui prestiti sono saliti in modo più rapido rispetto ai precedenti cicli di rialzo, principalmente in risposta al ritmo più sostenuto degli aumenti dei tassi di riferimento.

I tassi di riferimento della Banca centrale europea, infatti, sono aumentati in maniera niente affatto trascurabile in un lasso di tempo abbastanza corto: ben 425 punti base in tutto – in altre parole, un bel 4,25% in più – tra il luglio del 2022 e il 13 settembre del 2023. Questo innalzamento dei tassi di riferimento della Bce, si legge nel bollettino economico, “si sta trasmettendo alle condizioni del credito bancario, con l’aumento dei tassi applicati e un inasprimento dei criteri per la concessione dei prestiti”.

A luglio, per esempio, i tassi sui nuovi prestiti bancari alle famiglie per l’acquisto di abitazioni sono saliti posizionandosi al 3,75%, il livello massimo dal gennaio del 2012, dopo aver toccato l’1,97% a giugno 2022 e il 3,70% a giugno 2023. “L’aumento di luglio è riconducibile ai più elevati tassi sui mutui ipotecari a tasso fisso, e più in particolare su quelli a tasso variabile, con una certa eterogeneità fra Paesi”, spiega il bollettino. Ma restiamo sul tema dei consumi delle famiglie.

Beni così così, ma ancora buona la domanda per i servizi

Nel secondo trimestre di quest’anno i consumi privati hanno ristagnato, tenuto conto che “il protratto calo della spesa per beni ha controbilanciato la domanda ancora positiva di servizi”. In contrasto con il calo della spesa per i beni, in particolare beni durevoli e alimentari, i consumi di servizi da parte delle famiglie sono aumentati dello 0,5% nel secondo trimestre, “beneficiando ancora degli effetti persistenti determinati dalla riapertura delle attività economiche”.

Si percepisce un inasprimento dei criteri per la concessione del credito

I risultati dell’indagine sulle aspettative dei consumatori condotta dalla Banca centrale europea a luglio di quest’anno segnalano che, secondo le attese dei consumatori, i tassi sui mutui ipotecari si stabilizzeranno poco al di sopra dei livelli attuali nei prossimi 12 mesi, “forse di riflesso allo stadio avanzato del ciclo restrittivo”.

Un’ampia percentuale netta dei partecipanti all’indagine ha indicato di aver percepito un inasprimento dei criteri di concessione del credito e di prevedere maggiori difficoltà nell’ottenimento di prestiti per l’acquisto di abitazioni nello stesso periodo.

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