Proteggersi con un prestito

Un prestito ci può aiutare. All’indomani del tragico terremoto che ha colpito l’Alto Lazio e l’Ascolano, è tornato attuale il tema dell’adeguamento sismico delle case degli italiani. In primis di coloro - circa 21,8 milioni, secondo l’Associazione nazionale dei costruttori edili - che vivono in zona 1, ossia quella in cui c’è la possibilità che si verifichino forti eventi sismici. Qualche cifra, tratta dal settimanale L’Espresso, per inquadrare meglio la situazione. In materia di prevenzione la legislazione italiana è molto avanti, ma il guaio è che si applica solamente alle costruzioni nuove. Che sono ben poche: basti pensare che l’edilizia “storica” costituisce tra l’80 e il 90% del totale. Ciò in un territorio che al 40% è ad alto rischio sismico. Tralasciando il complicato discorso sugli edifici pubblici, quanto costerebbe adeguare le case degli italiani? Sempre al settimanale L’Espresso, Camillo Nuti, già docente di Tecnica delle costruzioni in zona sismica alla facoltà di Ingegneria di Roma Tre e oggi ordinario di Progettazione strutturale ad Architettura, spiegava che si può mettere al sicuro un edificio spendendo tra i 100 e i 300 euro al metro quadro. Ovvero, “30mila euro per un appartamento di dimensioni medio-grandi e 200-600mila euro per un classico condominio di quattro piani”.

La stima non può essere precisa al centesimo dal momento che, in concreto, la spesa finale dipende dal tipo di intervento di messa in sicurezza che il proprietario decide di fare. Cuscinetti antisismici, fibra di carbonio intorno ai pilastri, controventi dissipativi fra i piani, catene o nuove murature: in quanto a ingegneria, l’Italia non è seconda a nessuno e le opzioni non scarseggiano. Non solo: per questo tipo di interventi è prevista la detrazione fiscale al 65%. Per recuperare la cifra oggetto di rimborso - pari appunto al 65% del totale - ci vogliono 10 anni, ma senza dubbio la convenienza c’è, soprattutto considerando che ne va della sicurezza propria e dei propri cari. La detrazione è in vigore per gli edifici adibiti ad abitazione principale o ad attività produttive che ricadono nelle zone sismiche 1 e 2 individuate dall’ordinanza 3274/2003 del presidente del Consiglio. Notare bene: valgono solo le spese per le opere di prevenzione, non quelle per le opere di ricostruzione post evento sismico.

Fatta la premessa, ci tocca guardare alla sostanza. Il recente sisma ci ricorda ancora una volta che prevenire è importante, non soltanto per noi ma anche per gli altri: una casa solida è comunque a rischio, se l’edificio che le sta accanto non è stato rinforzato e messo in sicurezza. Ma se i soldi per i lavori non ci sono? Stante una fonte di reddito continuativa, una convincente capacità di rimborso e un’età maggiore di 18 anni, chiunque sia interessato può valutare il ricorso a un prestito per ristrutturazioni. È possibile chiedere alla banca o a una finanziaria un prestito personale, non vincolato dunque alla finalità di spesa per cui lo si richiede, ricordando che questo tipo di finanziamento in genere consente di ottenere fino a 60mila euro, da restituire nell’arco di 120 mesi.

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Il profilo dell'autore

Credito e Consumi
blog di Maria Paulucci

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, a Milano dal 2006. Dal 2007 al 2011 ha lavorato in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori. Nell'agosto del 2011 si è unita alla squadra di Blue Financial Communication. A dicembre 2017 è iniziata la sua esperienza in AdviseOnly.

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