Come gestire il recupero dei crediti

Recupero crediti, istruzioni per l’uso. Cominciamo col dire che si tratta di un’attività finalizzata a recuperare, appunto, la somma concessa in prestito a un debitore che adesso non è nelle condizioni - o semplicemente non vuole - far fronte all’impegno assunto. Un’opzione, per il creditore, è senz’altro il ricorso al tribunale. In genere, però, prima di incamminarsi per la via giudiziaria, la società che è in credito tenta di sciogliere il nodo in via “bonaria”, allo scopo di essere rimborsata anche solo in parte in un arco di tempo accettabile. Va comunque detto che questa seconda strada - detta anche stragiudiziale - richiede che le parti coinvolte abbiano un atteggiamento collaborativo. Se invece il debitore è ostinato e assai poco propenso al confronto, non resta che il martelletto del giudice. La via stragiudiziale prevede che la società di recupero crediti e il debitore concordino un piano di rientro, che poi il debitore sarà chiamato a rispettare diligentemente. Altrimenti non rimane che il tribunale, appunto, con successivo intervento sui suoi beni.

Ma veniamo a noi. Cosa deve fare e come deve comportarsi il debitore disposto a concordare un piano di rientro con la società di recupero crediti? Diciamo innanzitutto che i crediti possono essere oggetto di cessione, e spesso più di una volta. A riscuoterli è chiamata l’ultima società che prende in mano la palla. È quindi saggio, da parte del debitore, sincerarsi che stia trattando con la società che ha titolo a riscuotere il credito. Deve quindi essere certo di avere copia conforme della documentazione che attesta la cessione dei diritti dal creditore originario a quello finale con il quale si sta mettendo d’accordo. È poi essenziale, per il debitore, visionare la documentazione comprovante l’esistenza del credito. E il documento migliore, in questo caso, non può che essere il contratto di finanziamento: se avete dubbi, fatevelo rispedire. Raggiunto l’accordo di rientro dal debito, il consumatore deve assolutamente verificare che esso venga sottoscritto dal creditore prima di procedere al versamento di qualunque cifra.

In particolare, occorre che creditore e debitore appongano le loro firme su due documenti: la liberatoria a garanzia di future pretese e la liberatoria da girare alla Centrale Rischi per essere finalmente cancellati dalla lista dei cattivi pagatori. Perché non la stessa liberatoria? Perché la prima fa riferimento all’accordo raggiunto, mentre la seconda non deve contenere alcun rimando al piano sottoscritto, ma solo al debito pagato. In caso contrario - se, cioè, il documento cita l’avvenuto concordato - la Centrale Rischi non procede alla cancellazione del debitore. Ultimo punto, ma non meno importante: le pratiche scorrette adottate talvolta dalle società di recupero crediti. Capita, infatti, che gli operatori - telefonici e non - che lavorano per queste società commettano qualche abuso, e talvolta anche più di uno. Tra gli illeciti più frequenti figurano lo stalking, l’uso improprio dei dati personali del debitore, addirittura gli avvisi e le affissioni illegali. In questi casi, Altroconsumo ricorda che, oltre a segnalare le società scorrette all’Antitrust, è possibile agire in giudizio contro il creditore chiedendo il danno non patrimoniale per la violazione della riservatezza.

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Il profilo dell'autore

Credito e Consumi
blog di Maria Paulucci

Nata a Rieti, gli studi universitari a Roma, a Milano dal 2006. Dal 2007 al 2011 ha lavorato in Class CNBC, canale televisivo di economia e finanza del gruppo Class Editori. Nell'agosto del 2011 si è unita alla squadra di Blue Financial Communication. A dicembre 2017 è iniziata la sua esperienza in AdviseOnly.

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